Presidenza di Emeryk Hutten-Czapski (1968-1979)

PRESIDENZA DI EMERYK HUTTEN-CZAPSKI (1968-1979) 

L’eredità ideale della Fondazione è raccolta da Emeryk August Hutten-Czapski che ne assume la presidenza nel 1968 avviando una fase radicalmente nuova. Come primo atto significativo riporta la Fondazione da Frascati a Roma, nell’attuale sede di via Piemonte 117.

Emeryk Czapski è già a quel tempo una personalità di spicco dell’emigrazione polacca in Italia. Amante dell’arte, raffinato collezionista di carte (in particolare polacche) e di stampe antiche, prima della Seconda guerra mondiale è deputato al parlamento polacco e durante la guerra consigliere della missione militare polacca presso gli Alleati. Delegato presso l’Alta Commissione Alleata (Allied High Commission) come rappresentante del 2° Corpo d’Armata polacco, dopo lo scioglimento di quest’ultimo Emeryk Czapski rimane in Italia organizzando l’assistenza ai soldati polacchi sposati con mogli italiane, ai quali è rifiutato l’ingresso nel Regno Unito col pretesto che hanno scelto l’Italia come paese di insediamento. Grazie ai suoi continui sforzi e alle sue molteplici iniziative, circa 8 mila persone, minacciate dalla fame e dalla disoccupazione nell’Italia devastata dalla guerra, riescono a emigrare e ad avere la possibilità di una vita più sopportabile.

AIUTARE GLI AMBIENTI POLACCHI CULTURALMENTE INDIPENDENTI

Divenuto Presidente della Fondazione Umiastowska nel 1968, in un contesto storico molto diverso da quello del secondo dopoguerra, Emeryk Czapski ne dinamizza notevolmente le attività ancorando l’orizzonte della collaborazione internazionale al più stringente dialogo tra l’Italia e la Polonia. Mette ordine all’amministrazione della Fondazione e destina ogni possibile risorsa disponibile alla concessione di brevi borse di studio in Italia a giovani studiosi ed esponenti del mondo della ricerca accademica, di vari centri universitari e altre istituzioni scientifiche, della cultura e dell’associazionismo polacchi. Lo scopo è sostenere la scienza e la cultura polacca aiutando i suoi rappresentanti più indipendenti a venire in Italia anche in cooperazione con altre istituzioni polacche. Obiettivo assai difficile nel quadro della Guerra fredda che Czapski raggiunge con grande abilità.

Per inquadrare l’operato della Fondazione a cavallo degli anni 1960-1970 occorre ricordare qual è la situazione in Polonia dopo la fine dello stalinismo (1953) e a partire dalla stagione riformista avviata dopo la repressione cruenta degli scioperi degli operai di Poznań (ottobre 1956). Al tempo in cui governano la Polonia i segretari generali del Partito operaio polacco (comunista) Władisław Gomułka (1956-1970) ed Edward Gierek (1970-1981), le persecuzioni politiche sono un fenomeno piuttosto sporadico. Certo, fa eccezione la rivolta degli studenti polacchi iniziata nel marzo 1968, che si mobilitano contro le patologie del regime di Varsavia e del sistema del “socialismo reale” (che vorrebbero democratizzare dall’interno); e che per di più guardano con favore alla primavera di Praga (soffocata nell’agosto 1968 dai carri armati sovietici). Mentre la protesta dilaga in tutta la Polonia, il potere reagisce in maniera brutale (intervento dell’esercito, arresti). Sulla repressione s’innestano una dura lotta tra opposte fazioni del partito comunista polacco e una feroce campagna antisemita che culmina con l’invito agli ebrei polacchi a lasciare il paese (lo fanno in circa 13 mila). Successivamente, nel dicembre 1970, Gomułka schiaccia con i carri armati gli scioperi degli operai del Baltico, che si estendono su scala nazionale. Cade, costretto a rassegnare le dimissioni. Anche il suo successore Gierek nel giugno 1976 affronta un’ondata di scioperi in tutto il paese; e poi nuovamente nell’agosto 1981 con il movimento di Solidarność. Anche lui cade, lasciando al altri (Stanisław Kania, Wojciech Jaruzelski)  il compito di far sopravvivere il sistema.

Tuttavia, se si confronta il caso polacco a quello degli altri paesi satelliti facenti parte del blocco sovietico, le persecuzioni politiche sono nel quotidiano polacco un fenomeno relativamente più blando. Domina invece una forma di discriminazione indiretta, consistente nella mancanza di opportunità per tutti quei giovani polacchi, a volte altamente dotati, i quali, non appartenendo all’establishment comunista o magari ad altre consorterie elitarie, non hanno accesso alla possibilità di studiare all’estero, in occidente, opportunità riserva ai loro colleghi più privilegiati. Condannati a vegetare in un ambito provinciale, chiuso e soffocante, dopo qualche anno non riescono più a reggere la competizione sul piano professionale interno. La Fondazione Umiastowska cerca quindi, nei limiti delle sue modeste possibilità, di ridurre, almeno in parte, tale discriminazione favorendo singole personalità poco legate al potere o agli ambienti dominanti attraverso la concessione di borse di studio per l’Italia.

Cavaliere di Malta già prima della guerra, Emeryk Czapski nel 1969 si reca in Polonia con un passaporto rilasciato, appunto, dal Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, di cui è per breve tempo cancelliere, oltre che, dal 1946 al 1975, Bali capitolare dell’Associazione dei Cavalieri di Malta di Polonia (ZPKM-Związek Polskich Kawalerów Maltańskich). In quanto esule egli non ha un passaporto della PRL-Repubblica popolare polacca e, di contro, mai fa domanda di cittadinanza italiana, ritenendo, al pari di altri esuli, di dover restare fedele alla sua patria d’origine. Durante la sua visita a Varsavia, Czapski è molto capace nell’ottenere dal Ministero della cultura della Repubblica popolare polacca il benestare per la possibilità di rilascio del passaporto per motivi di studio a un certo numero di studiosi polacchi beneficiari di una borsa di studio della Fondazione Umiastowska finalizzata allo svolgimento di ricerche in Italia. Al riguardo va ricordato che in Polonia, al pari degli altri paesi del blocco sovietico, i cittadini della PRL non possono viaggiare liberamente oltre frontiera e non dispongono di un passaporto permanente. Al contrario, lo ottengono, qualora lo ottengano, solo per motivi ritenuti validi dalle autorità e solo prima della partenza per l’estero. Al rientro il passaporto deve essere restituito alla polizia. 

Emeryk Czapski riesce nel suo intento offrendo, in cambio dell’accettazione da parte governativa della lista dei candidati borsisti della Fondazione, una parvenza di concessione. Nel do ut des si concorda che in tale lista possano essere inclusi alcuni nominativi indicati dai direttori dei principali musei polacchi. In tal modo il Ministro della cultura polacca, tramite i direttori dei musei, ha in teoria voce in capitolo sulla scelta di una parte dei borsisti da includere nelle liste sottoposte a cadenze regolari dalla Fondazione Umiastowska. Chiaramente i direttori avrebbero indicato i “loro” candidati. Il punto dell’intera questione sta proprio lì. Czapski punta sul fatto che i direttori dei musei per età e formazione sono in maggioranza studiosi non legati, se non formalmente, al regime comunista. Pertanto egli ritiene che essi concederanno i posti a loro disposizione a studiosi meritevoli (e non a persone politicamente schierate), così che anche la quota di borse di studio di appannaggio del Ministero sia ben utilizzata. In virtù di tale accordo, difatti possono fare ricerche in Italia studiosi che mai avrebbero ottenuto una borsa di studio dal governo polacco, in quanto non iscritti al Partito o di origine sociale sgradita al regime. 

Beneficiari di questa politica ad ampio raggio sono, nel decennio della presidenza di Emeryk Hutten-Czapski, circa 250 borsisti, i quali, grazie alla Fondazione, hanno la possibilità di recarsi in Italia per conoscere e confrontarsi con gli ambienti culturali, scientifici, imprenditoriali e politici italiani, prendere utili contatti e approfondire la propria preparazione professionale. Molti soggiornano nell’Ospizio dei Cavalieri di Malta polacchi, piccola struttura creata dallo stesso Czapski nel 1960 per assistere e accogliere ospiti polacchi, per lo più studiosi e altri rappresentanti della cultura, delle arti e della scienza (saranno complessivamente circa 1500 gli ospiti dell’Ospizio fino al 1989). 

Tra i fattori di successo della politica culturale perseguita da Emeryk Czapski c’è una circostanza favorevole. A differenza di altre istituzioni culturali nate nell’ambito della Grande emigrazione polacca del secondo dopoguerra, su posizioni politiche nettamente indipendentiste e anticomuniste, la Fondazione Umiastowska non è ritenuta dal regime polacco un’istituzione ostile e reazionaria, perché ha scelto e mantiene un profilo più discreto, politicamente meno schierato, potendo tenere rapporti ufficiali con enti scientifici e culturali in Polonia. Peraltro, dal momento che il regime autorizza i cittadini polacchi a usufruire delle borse di studio della Fondazione Umiastowska, attraverso quest’ultima altri enti culturali diretti da esuli polacchi – come l’Istituto Storico Polacco di Roma e la Fondazione intitolata al conte Karol Lanckoroński – possono usufruire di tale possibilità. In pratica, diverse borse di studio offerte di fatto per esempio dalla Fondazione Lanckoroński sono presentate alle autorità governative polacche come borse di studio della Fondazione Umiastowska.

 LIBRI E PUBBLICAZIONI DA OVEST VERSO EST

Secondo rilevante perno delle attività della Fondazione avviate dopo il 1968 è lo sviluppo della distribuzione gratuita di vasta entità e ad ampio raggio di opere editoriali a beneficio delle principali biblioteche polacche. Forte è in effetti la rete di collaborazione della Fondazione Umiastowska con quest’ultime. In cambio di pubblicazioni edite in Polonia, la Fondazione invia loro pubblicazioni inaccessibili in Polonia e nel mondo comunista: libri pubblicati all’estero, pubblicazioni (giornali, riviste, libri, opuscoli) edite dagli ambienti dell’emigrazione polacca, spesso e volentieri anche pubblicazioni censurate, di cui le biblioteche polacche possono disporre di una sola copia per “consultazione riservata”. 

Nel 1972, su decisa iniziativa di Emeryk Hutten-Czapski, la Fondazione Umiastowska organizza una significativa ed efficace raccolta di fondi in Italia per l’acquisto di marmi di qualità destinati alla ricostruzione del Castello Reale di Varsavia (vedi qui e qui e qui) distrutto durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 1978 Emeryk Czapski è insignito da Papa Giovanni Paolo II della Gran Croce dell’Ordine di San Gregorio.

Sempre a Czapski si deve la creazione presso il Cimitero Flaminio-Prima Porta di Roma di un quadrante polacco (kwatery polskiej), per i polacchi della Capitale, dove anch’egli è poi sepolto. Muore il 31 gennaio 1979. 

Emeryk Hutten-Czapski (foto Grzegorz Dayton-Mohl, 1978)